Page 147 - Minerva oscura
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l'Inferno, di cui li tiene al vestibolo pure sdegnosa la Giustizia;
           così gl'ignavi del male, gl'incontinenti dell'irascibile, sono figurati
           non solo rissosi e con sembiante offeso e tristi, ma anche avvo-
           lontati di altra sorte, anche delle peggiori pene di Dite. Ma anche
           loro sdegna la Giustizia! Via di qua con gli altri cani! Perchè evi-
           dentemente l'Argenti vorrebbe passare di là, e stende le mani al
           legno per salirvi e fare la traversata. Vedi che son un che piango!
           aveva detto esso, come Palinuro si chiama misero pregando Enea:


              Da dextram misero et tecum me tolle per undas!

              E nell'atto e nelle parole di Virgilio vive, con la naturale tra-
           sformazione, il solenne monito della Sibilla:

              Unde haec o Palinure, tibi tam dira cupido?
              . . . . . . . . . . . . . . . . . .
              Desine fata deum flecti sperare precando.



                                         III.

              E passiamo ancora ad altro, e propriamente alla costruzione
           morale dei tre Regni, argomento che forma il Capitolo II del cita-
           to volume di A. Bartoli.
              Pag. 48-49: "....perchè, se soffrono eternamente come si soffre
           nell'Inferno, porli (gli sciagurati che mai non fur vivi) fuori di
           esso? - Appunto - dice il Todeschini - questa dissonanza tra l'ap-
           parenza e la realtà ci dà diritto a riprendere l'ordine che fu dal
           Poeta seguito. Niuno si lagnerà, perchè ai nove cerchi dell'Infer-
           no, Dante abbia preposto un vestibolo, ma questa lodevole idea
           doveva condurlo all'altra di collocare quivi il Limbo de' sospesi. -
           Nella costruzione morale dell'Inferno questo è senza dubbio un
           errore, o almeno, come fu detto dal Tommaseo - un giudizio non
           assai teologico. - Ma è un errore, però, che ha le sue ragioni, le


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