Page 128 - Minerva oscura
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capo cappello.
              Rispondo adunque: il conte Ugolino non è al suo posto nel-
           l'Antenora, poichè è nella buca destinata a un altro, a un solo che
           già c'è. L'aver egli il capo tutto fuori della ghiaccia, sì che con
           esso sopravanza quello dell'altro, fa comprendere ch'egli dovreb-
           be essere nella Caina, dove i rei sporgono col capo, sì che con
           esse possono cozzare insieme come becchi. E ciò è confermato da
           un'altra osservazione. I dannati della ghiaccia, nella loro qualità
           di superbi e perciò supremamente vaghi, in vita, di fama, sono in
           morte descritti dal Poeta come fieramente avversi ad essa. Così
           Dante dice a Bocca:

              Vivo son io, e caro esser ti puote,
                fu mia risposta, se domandi fama,
                ch'io metta il nome tuo tra l'altre note.
              Ed egli a me: Del contrario ho io brama:
                levati quinci, e non mi dar più lagna,
                che mal sai lusingar per questa lama.

              Il che poi si riscontra nel resto della ghiaccia, e propriamente
           nella Tolomea, nella quale frate Alberigo si noma sì, ma perchè i
           due visitatori egli li stima anime crudeli cui sia data l'ultima po-
           sta. Or bene, non veramente tutti i dannati della ghiaccia sono
           così nemici di nomarsi e d'essere nomati; poichè quelli della pri-
           ma circuizione si nomano, si noma, cioè, di loro l'unico che parli:

              E perchè non mi metti in più sermoni,
                sappi ch'io fui il Camicion de' Pazzi,
                ed aspetto Carlin che mi scagioni;

           e si preparano a nomarsi i due fratelli, poichè ergono li visi, se
           non che

              gli occhi lor, ch'eran pria pur dentro molli,



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