Page 124 - Minerva oscura
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acquetandosi nel male come i tristi e probabilmente i gran regi, o
non usando il soprabbondevole irascibile sino all'azione, ma vol-
gendosi in sè coi denti, rodendosi insomma d'ira e non peccando
altro che d'ira interna, senza correre alla vendetta; accidia anche
questa e tristizia. E per incidenza, a proposito dei gran regi, ricor-
a
do la novella 9 della giornata prima del Decameron. Ecco un re,
che senza la ventura della donna di Guascogna, avrebbe meritato
di essere come porco in brago. Si notino le parole del Boccaccio:
'egli di cattivo, valoroso diviene'; 'il re, infino allora stato tardo e
pigro'. Si meditino queste altre: 'egli era di sì rimessa vita e da sì
poco bene, che, non che egli l'altrui onte con giustizia vendicasse,
anzi infinite con vituperevole viltà a lui fattene sosteneva... io non
vengo nella tua presenza per vendetta che io attenda della ingiu-
ria che m'è stata fatta'. Il concetto di Dante è bene illustrato da
questo esempio. Nella palude si punisce la viltà o manco d'attivi-
tà, la quale deve essere giustizia in tutti e specialmente nei re, la
negligentia insomma, e l'ingiustizia che non si è commessa se
non per manco di attività. La varca a piedi asciutti, come per lui
fosse terra dura, chi è supremamente attivo e giusto, ben contem-
perato a frenare e spronare l'appetito. Per Dante, questi era Enea,
che già nel primo colloquio Virgilio dice giusto:
cantai di quel giusto
figliuol d'Anchise;
che ora significa attivo, oltre che con l'azione stessa che compie,
con quelle di cui si mostra occupato:
fe' sembiante
d'uomo cui altra cura stringa e morda
che quella di colui che gli è davante;
Enea, l'eroe del suo Maestro, che gli serviva d'esempio sin dal
Convivio.
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