Page 111 - Minerva oscura
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uomini agli uomini. Onde si può affermare che come i maliziosi
           con frode speciale sono più tristi peccatori, gli altri debbano esse-
           re più scaltri ingannatori; e che, mentre i primi possono parere a
           volte più violenti che fraudolenti, come l'Angelo ribelle e i fieri
           Giganti, i secondi appaiono sempre nella forma vile del serpente
           che cauto striscia. E anche l'invidia, che teme, in ciò differisce
           dalla superbia che spera. Invidia è dunque malizia che ingiuria il
           Prossimo come superbia è malizia che ingiuria Dio e chi più a
           Dio somiglia; e offendono la prima l'umanità, la seconda la pietà,
           come dice Tullio, o la religione e la pietà, come specificano i teo-
           logi. E con frode sono tutte e due, e perciò con intelletto, e hanno
           a essere significate con simboli tricorpori e tricipiti: Gerione e
           Lucifero. Ma l'intelletto manca in altra malizia che ingiurii altrui,
           sì il Prossimo e sì Dio, con forza. Poi che vi manca l'intelletto,
           essa malizia con forza o violenza si può chiamare matta; si può
           chiamare bestialità, perchè non vi è l'elemento precipuo che di-
           stingue l'uomo dalle bestie, e vi è bensì la volontà, ma asservita
           all'appetito e per ciò è quasi non ci fosse, come nelle bestie; e per-
           chè dell'appetito solo e della volontà a quello asservita consta tale
           peccato, essa avrà simboli di due nature, una bestiale, una umana:
           Minotauro, Centauri, Arpie. Ora tale peccato dai teologi è chia-
           mato ira, che è breve pazzia, in cui l'intelletto entra appena per il-
           luminare d'un lampo una offesa e un nemico, e poi di subito si
           spenge, lasciando compiere al buio una vendetta. Questa cieca cu-
           pidigia ci spinge anche contro noi stessi; a uccidere la nostra vita,
           quando è ira proprio, ciò è quando è malizia; come a offendere
           coi denti le nostre carni, quando è accidia volta al male, ciò è
           quando è incontinenza d'irascibile; contro noi stessi oltre che con-
           tro il Prossimo e contro Dio. Il che significa un autore, che molto
           è da seguire in tali speculazioni (Hugo de Sancto Victore: Alleg.
           in   Matth.  II   xvi),   dicendo:  Superbia...   aufert   homini   Deum,
           Invidia aufert ei Proximum, Ira aufert ei seipsum. Senza intellet-
           to, a differenza dell'invidia e della superbia, opera l'ira folle: con-



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