Page 106 - Minerva oscura
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sto venturo, tornò, dopo il battesimo e con la fede in Cristo venu-
to, al tutto libera; e ognuno potè bene o male meritare. E l'Inferno
continuò ad accogliere quanti a Dio volgevano il tergo, e il Cielo
quanti a Dio volgevano la faccia; e la montagna del Purgatorio
vide salire per li scaglioni suoi quanti a Dio si convertivano dopo
essere stati volti o al male, o al bene che non è vero bene. Ora
Dante volle descrivere questo triplice regno dei morti. Gliene par-
lavano la Filosofia e la Teologia. Egli volle mostrare che non si
contradicevano, pur che la seconda movesse la prima e questa si
dirizzasse a quella. Il Poeta, dall'una e dall'altra e ora dall'una ora
dall'altra, sapeva che i cieli erano nove con decimo l'Empireo che
è pura luce; che il male che l'Uomo può fare si riduce a sette pec-
cati capitali; che tre sono le disposizioni che il cielo non vuole.
Egli pensò che le tre disposizioni Aristoteliche dovevano com-
prendere i sette peccati Gregoriani. Egli disegnò i regni dove era-
no puniti con pena eterna o temporale i sette peccati, in modo che
essi tra loro rispondessero a parte a parte e rispondessero a parte a
parte con le nove spere del Cielo.
XXXVII.
Dante adunque pensò:
Le tre disposizioni mostrate dal Filosofo sono incontinenza,
bestialità e malizia. Incontinenza è sottomettere la ragione all'ap-
petito. L'appetito ha due parti: il concupiscibile e l'irascibile. Vi è
dunque incontinenza di concupiscibile e d'irascibile. Non frenare
il concupiscibile è detto peccato di lussuria e gola; e, da molti se
non da tutti, di avarizia. Ma incontinenza di irascibile che cosa è?
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ira? L'ira, dicono i Teologi (S. 2 2 LXXIII 2), si conviene con
quei peccati che mirano al male del prossimo; dunque è peccato
di malizia. Invero malizia è fare ingiuria, ciò è peccare contro la
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