Page 109 - Minerva oscura
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XXXVIII.
E Dante disse:
Del Poema non questo o quell'uomo, ma l'Uomo è il soggetto.
Leggiamo dell'Uomo le prime istorie, che sono nello Genesi. Di
che peccò egli, dannando in sè tutta la sua gente? Peccò di super-
bia, come l'Angelo reo. Perchè? Perchè si volle sopraporre a Dio,
trasgredendo il suo precetto, che era l'unico e in cui era l'unico se-
gno della soggezione dell'Uomo a Dio. Appena commesso il pec-
cato, egli decadde e per sempre, come l'Angelo; perchè quell'inal-
zarsi era un abbassarsi, e la superbia trae in giù, come l'umiltà
conduce in su, come oltre che in S. Agostino è in S. Gregorio
(Mor. XVI 35, XVII 37, XXXIV 16). Ora nei figli di Adamo ha
luogo questa superbia che si estrinseca col volere inalzarsi sopra
Dio e che è seguita dal subito cadere? Quando i figli di Adamo
commettono uno di quei peccati per il quale disconoscono ogni
legge e perciò ogni superiorità di Dio, nulla lasciando intatto del-
la divina regola, essi al certo sono rei di superbia, ed è ragionevo-
le credere che siano puniti senza mezzo. E non misconosce Dio e
annulla tutta la sua regola, chi viola il precetto più semplice e ri-
cusa di fare il meno che Dio domandi agli uomini? E i precetti
più semplici sono i tre primi del Decalogo, ai quali si deve ag-
giungere, secondo i teologi, il quarto. In essi è il meno che Dio
chieda agli uomini; e chi ricusa di farlo è reo di superbia. Ma i
precetti del Decalogo sono tutti comandamenti di giustizia, e i tre
primi di quella parte della giustizia che si chiama religione, e il
quarto di quell'altra che è detta pietà; di giustizia però tutti; onde
chi li viola fa contro la giustizia, commette ciò è ingiuria. Ora in-
giuria è il fine della malizia; sì che si può dire che superbia è pec-
cato di malizia. Ma la malizia contrista altrui o con forza o con
frode: con quale delle due contrista altrui questo peccato di mali-
zia che si chiama superbia? La frode è proprio male dell'uomo,
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