Page 78 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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tentazioni;   e   nel   mio   caso   essere   tentato,   anche   se
            minimamente, significava cadere.
            Lo spirito infernale si risvegliò in me di colpo e imperversò. In
            un impeto di gioia malmenai quel corpo inerme, godendo dal
            piacere a ogni colpo; e solo quando cominciò a subentrare la
            stanchezza, all'improvviso, al parossismo del delirio, un brivido
            gelato di terrore mi passò da parte a parte il cuore. La nebbia si
            disperse; vidi che mi ero giocato la vita; e fuggii dal teatro di
            quegli eccessi, esultante e tremante insieme, la mia brama di
            male appagata ed eccitata, il mio amore per la vita sparato al
            settimo   cielo.   Corsi   alla   casa   di   Soho,   e   (per   ulteriore
            precauzione) distrussi le mie carte; dopodiché vagai per le
            strade al lume dei lampioni, nella stessa, scissa estasi mentale,
            gongolando per il delitto, progettandone altri a cuor leggero per
            l'avvenire,   e   tuttavia   sempre   affrettandomi,   con   l'orecchio
            sempre teso a percepire i passi del vendicatore. Hyde aveva
            una canzone sulle labbra nel preparare la pozione e, nel berla,
            brindò al morto. Gli spasimi della trasformazione non avevano
            ancora   finito   di   dilaniarlo   che   già   Henry  Jekyll,   versando
            lacrime di gratitudine e di rimorso, era caduto in ginocchio e
            alzava a Dio le mani giunte. Il velo dell'indulgenza verso me
            stesso   era   lacerato   da   cima   a   fondo,   e   vidi   l'intera   mia
            esistenza:
            ne seguii il corso dai giorni dell'infanzia, quando camminavo
            per mano a mio padre, via via attraverso le fatiche altruistiche
            della mia vita professionale, sino ad arrivare, ancora e sempre,
            con lo stesso senso di irrealtà, agli esecrandi orrori di quella
            sera. Mi sarei messo a urlare; con lacrime e preghiere provai a
            spegnere l'afflusso di immagini e di suoni atroci con i quali la
            memoria mi prendeva d'assalto; eppure, fra una supplica e
            l'altra, il laido volto della mia iniquità mi fissava in fondo
            all'anima.   All'acutezza   del   rimorso   che   svaniva,   venne   a
            sostituirsi un senso di gioia. Il problema della mia condotta era
            risolto. Da quel momento Hyde non poteva più essere; volente
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