Page 82 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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materiale che fossero impostate, le consegnò con l'ordine di
            spedirle per raccomandata.
            Da quel momento in poi egli sedette tutto il giorno davanti al
            fuoco, nella saletta privata, a mordersi le unghie; lì pranzò, solo
            con i suoi timori, mentre il cameriere tremava visibilmente
            sotto il suo sguardo; e di lì, quando fu notte fonda, se ne andò,
            raccolto  in  un  cantuccio  di  una carrozza  chiusa,  facendosi
            portare su e giù per le vie della città. Dico "egli", non riesco a
            dire "io". Quella creatura dell'inferno niente aveva di umano;
            niente viveva in lui se non paura e odio. E quando infine,
            pensando che il cocchiere cominciasse ad insospettirsi, licenziò
            la vettura e si avventurò a piedi in mezzo ai passanti notturni,
            esponendosi   all'attenzione   conciato   in   quel   modo   ridicolo,
            quelle due vili passioni infuriavano in lui come una tempesta.
            Camminava svelto, incalzato dai suoi timori, blaterando fra sé,
            sgusciando lungo le strade meno frequentate, contando i minuti
            che ancora lo separavano dalla mezzanotte. A un certo punto
            una donna gli rivolse la parola offrendogli, credo, una scatola
            di fiammiferi. Lui la percosse in viso e quella fuggì via.
            Quando ritornai me stesso a casa di Lanyon, l'orrore del mio
            vecchio amico mi avrà pure un po' commosso: non dico di no;
            comunque   era   appena   una   goccia   nel   mare;   in   confronto
            all'abominio   con   cui   riguardavo   alle   ore   trascorse.   Un
            cambiamento era avvenuto in me. Non era più la paura del
            patibolo a tormentarmi, bensì l'orrore di essere Hyde. Accolsi
            la riprovazione di Lanyon come in sogno; e sempre come in
            sogno tornai a casa e mi misi a letto. Spossato dalla giornata
            dormii di un sonno continuo e profondo che neppure gli incubi
            che mi straziavano riuscirono a interrompere. Mi svegliai al
            mattino   scosso,   indebolito   ma   ristorato.   Odiavo   e   temevo
            sempre   il   pensiero   del   bruto   che   dormiva   dentro   me   e
            naturalmente non avevo dimenticato gli spaventosi pericoli del
            giorno precedente; ma ero ancora una volta a casa, nella mia
            casa, vicino alle mie droghe, e la riconoscenza per aver trovato
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