Page 74 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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ritenni fuori portata dai colpi del destino.
            Un paio di mesi prima dell'uccisione di Sir Danvers, ero uscito
            per   una   delle   mie   avventure,   rientrando   a   tarda   ora,   e
            l'indomani mi ridestavo nel letto in preda a strane sensazioni.
            Invano   mi   guardavo   in   giro;   invano   guardavo   il   mobilio
            decoroso e le ampie dimensioni della mia stanza sulla piazza;
            invano riconoscevo il disegno dei tendaggi e la forma della
            cornice   di   mogano   sul   letto;   qualcosa   mi   ripeteva
            insistentemente   che   non   ero   dove   ero,   che   non   mi   ero
            risvegliato là dove mi sembrava di essere, bensì nella cameretta
            di Soho dove ero solito dormire nel corpo di Edward Hyde.
            Sorrisi di me stesso e, assecondando la mia vena psicologica,
            mi misi pigramente ad analizzare gli elementi di una simile
            illusione, tornando di quando in quando a ricadere, anche nel
            corso delle mie riflessioni, in un confortevole sopore mattutino.
            Ero ancora in questa fase quando, in un momento di maggiore
            lucidità, mi cadde lo sguardo sulla mano. Ora, la mano di
            Henry  Jekyll   (come   spesso   avete   notato)   era   per   forma   e
            dimensione adatta alla sua professione: grande, ferma, bianca e
            ben fatta. Ma la mano che ora io scorgevo, con sufficiente
            chiarezza nella luce giallognola di un mattino nel cuore di
            Londra,   abbandonata   semichiusa   sulle   coltri,   era   magra,
            nodosa, nocchiuta, di un pallore tetro e fittamente ombreggiata
            di ciuffi di peli neri. Era la mano di Edward Hyde.
            Devo essere rimasto a fissarla per almeno mezzo minuto, in
            preda a un vero e proprio istupidimento dovuto alla sorpresa,
            prima che il terrore si risvegliasse nel mio petto improvviso e
            allarmante come il fragore dei cembali; e saltato giù dal letto,
            mi   precipitai   allo   specchio.  Alla   vista   che   mi   si   presentò
            davanti   agli   occhi,   il   sangue   si   mutava   in   qualcosa   di
            estremamente rarefatto e gelido. Sì, mi ero coricato Henry
            Jekyll e mi risvegliavo Edward Hyde. Come si spiegava?, mi
            chiesi; e poi, con un nuovo sussulto di terrore: come porvi
            rimedio? Era ormai mattina inoltrata; la servitù era in piedi;
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