Page 69 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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profonda alla fine l'ebbe vinta sui consigli dettati dalla
prudenza. La soluzione era pronta già da un pezzo; comprai
subito, da una ditta di farmaceutici all'ingrosso, una forte
quantità di un sale speciale che, in base ai miei esperimenti,
sapevo essere l'ultimo ingrediente richiesto; e, una notte
esecranda, a tarda ora, combinai gli elementi, li guardai
ribollire e fumare mischiati nel bicchiere e, una volta finita
l'ebollizione, con una fiammata di coraggio, trangugiai la
pozione.
Seguirono delle fitte lancinanti: uno stritolio nelle ossa, una
nausea mortale e un orrore dello spirito che non è dato di
superare neppure nell'ora della nascita o della morte.
Dopodiché gli spasimi presero rapidamente a diminuire e io
tornai in me come reduce da una grave malattia. C'era qualcosa
di strano nelle mie sensazioni, qualcosa di indescrivibilmente
nuovo e, proprio per la sua novità, d'incredibilmente dolce. Mi
sentivo più giovane, più leggero, più felice nel corpo;
nell'intimo sentivo un'inebriante temerarietà, un flusso di
scomposte visioni sensuali che affluivano all'immaginazione
come attraverso la gora di un mulino, mentre cadevano le
catene delle convenzioni, e una libertà sconosciuta ma non
innocente dell'anima.
Capii da solo, al primo alito di quella nuova vita, di essere più
malvagio, dieci volte più malvagio, venduto come schiavo al
mio male originale; e un simile pensiero, in quel momento, era
corroborante e delizioso come vino. Tesi le braccia, esultante
per la freschezza di quelle sensazioni; e nel compiere il gesto
mi accorsi all'improvviso di come la mia statura si fosse
ridotta.
A quell'epoca, nel mio studio, non esisteva uno specchio;
quello che mi stava vicino mentre scrivo vi è stato portato in
seguito, in vista appunto di quelle trasformazioni. La notte,
comunque, era sfociata nel mattino- un mattino che, per quanto
buio, era ormai prossimo a concepire il giorno -, e gli abitanti