Page 66 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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COMPLETA ESPOSIZIONE DEL CASO DA PARTE DI
                                  HENRY JEKYLL

            Sono nato nell'anno 18..., erede di una vasta fortuna dotato
            inoltre di eccellenti qualità, portato per natura all'operosità,
            geloso del rispetto delle persone sagge e buone fra i miei simili,
            e diciamo pure, come tutto lasciava prevedere, con la garanzia
            sicura di un futuro onorevole e di grande distinzione. E in
            verità il mio peggior difetto era una certa qual impaziente
            vivacità di temperamento, che ha fatto la felicità di tanti, ma
            che   io   trovavo   difficile   conciliare   con   il   mio   imperioso
            desiderio di andare a testa alta e di avere agli occhi della gente
            un'aria contegnosa oltre ogni dire. Questo è il motivo per cui
            tenni poi nascosti i miei piaceri e quando raggiunsi l'età della
            riflessione e cominciai a guardarmi intorno e a valutare i miei
            progressi e la mia posizione nel mondo, mi trovai già coinvolto
            in una profonda duplicità di vita. Chissà quanti si sarebbero
            perfino fatto un vanto delle mancanze di cui ero colpevole; ma
            io, di fronte agli alti scopi che mi ero assegnato, le consideravo
            e le tenevo nascoste con un senso di vergogna quasi morboso.
            Fu pertanto la natura esigente delle mie aspirazioni, più che
            una mia particolare degradazione nell'errore a fare di me quello
            che ero, separando in me, con un solco ancora più profondo
            che nella maggior parte degli uomini, le due regioni del bene e
            del   male   che   dividono   e   compongono   la   duplice   natura
            dell'uomo. Nella fattispecie, fui indotto a profonde e inveterate
            riflessioni su quella dura legge della vita, che sta alla radice
            della religione ed è una delle più notevoli fonti di dolore.
            Pur così profondamente doppiogiochista, non ero in nessun
            modo un ipocrita; entrambi i miei due lati erano in perfetta
            buona fede; io ero sempre me stesso, sia che mettessi da parte
            ogni   ritegno   e   sprofondassi   nella   vergogna,   sia   che   mi
            adoperassi, alla luce del giorno, a promuovere la scienza o ad
            alleviare dolori e sofferenze. E avvenne che la direzione dei
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