Page 61 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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- Venite da parte del dottor Jekyll? - chiesi.
Mi disse di sì con fare innaturale, e quando lo invitai a entrare
mi seguì, non senza però aver prima gettato un'occhiata alle sue
spalle, nel buio della piazza. Non lontano da lì c'era una
guardia, che veniva avanti con la lanterna accesa; e mi sembrò
che, a quella vista, il mio visitatore trasalisse, affrettandosi a
entrare.
Questi particolari, lo confesso, mi colpirono sgradevolmente; e
nel seguirlo fino alla vivida luce del mio studio, tenevo la mano
pronta sull'arma. Lì, finalmente, ebbi modo di vederlo
chiaramente. Non avevo mai posato prima gli occhi su di lui,
questo era più che certo. Era piccolo, come ho già detto; inoltre
fui colpito dalla sconcertante espressione del suo viso, da una
grande vitalità muscolare insolitamente abbinata a una grande
debolezza apparente di costituzione, e da ultimo, ma non da
meno, dallo strano disagio soggettivo provato dalla sua
vicinanza. Un malessere paragonabile in parte a un principio di
irrigidimento, accompagnato da un notevole rallentamento dei
battiti del polso. In quel momento lo attribuii a un'avversione
personale, a un'avversione personale, idiosincratica,
meravigliandomi solo dell'acutezza dei sintomi; ma dopo ho
avuto motivo di credere che la causa stesse molto più in
profondità nella natura umana e dipendesse da qualcosa di più
nobile dell'odio.
Quella persona (che fin da quando aveva fatto il suo ingresso
aveva suscitato in me quella che posso definire solo come una
curiosità piena di disgusto) era vestita in un modo che avrebbe
reso ridicola qualunque persona normale; i suoi abiti, cioè, pur
essendo di stoffa sobria e di qualità, erano enormemente troppo
larghi per lui, in tutti i sensi: i pantaloni gli pendevano sulle
gambe ed erano arrotolati in fondo perché non toccassero terra,
la vita della giacca gli arrivava sotto le anche, e il collo gli
scivolava sulle spalle. Strano a dirsi, quell'assurdo
abbigliamento era ben lontano dal farmi ridere. Anzi, siccome