Page 75 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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tutti i miei preparati erano nel gabinetto: un lungo tragitto - due
rampe di scale da scendere, il corridoio posteriore da
attraversare, e poi il cortile allo scoperto, e infine il teatro
anatomico - da dove mi trovavo in quel momento, inorridito.
Avrei anche potuto coprirmi il viso, ma a che scopo, se non ero
in grado di nascondere l'alterazione prodottasi nella mia
statura? E allora, con un irresistibile, soave senso di sollievo,
mi ricordai che i domestici erano già abituati al mio secondo
me stesso che faceva avanti e indietro. Mi vestii alla svelta,
come meglio mi riuscì, con abiti della mia misura; attraversai
alla svelta la casa, con Bradshaw che fece tanto d'inchino e
indietreggiò alla vista del signor Hyde a quell'ora e in
quell'arnese; e dieci minuti più tardi il dottor Jekyll, restituito
alla propria forma, sedeva a tavola, accigliato, fingendosi
intento alla colazione.
Non avevo davvero molto appetito. Quell'inspiegabile
incidente, quel capovolgimento delle mie precedenti
esperienze, sembravano tracciare, come il dito babilonese sul
muro, le lettere della mia condanna; e io fui indotto a riflessioni
più serie che mai sugli esiti e sulle possibilità insite nella mia
duplice esistenza. Quella parte di me alla quale avevo il potere
di dare corpo, negli ultimi tempi era stata molto esercitata e
alimentata; di recente mi era sembrato come se il corpo di
Edward Hyde fosse cresciuto di statura, come se (quando ne
assumevo la forma) fossi testimone di un flusso più generoso
del sangue; e cominciai a intravedere il pericolo che, se la cosa
continuava a lungo, l'equilibrio della mia natura potesse
esserne alterato permanentemente, la facoltà di mutarmi a
piacimento venire a cessare, e il carattere di Edward Hyde
diventare irrevocabilmente il mio. Il potere della droga non si
era manifestato in modo sempre uguale. Una volta, proprio agli
inizi degli esperimenti, non aveva avuto nessun effetto; in
seguito mi ero visto obbligato, in più di un'occasione, a
raddoppiare e una volta, con sommo pericolo di morte, a