Page 48 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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- Visto? - ripeté Utterson -. Ebbene?
- Ecco - disse Poole -. E' andata così. Sono arrivato
d'improvviso nell'anfiteatro del giardino. Si direbbe che fosse
sgusciato fuori per cercare quella droga, o quello che è; infatti
la porta del gabinetto era aperta e lui era lì, in fondo alla sala,
che frugava fra le casse.
Quando sono entrato ha alzato gli occhi, cacciando una specie
di grido, ed è corso a rintanarsi di sopra nel suo gabinetto.
L'avrò visto per non più di un minuto, ma i capelli mi si sono
rizzati in testa come aculei. Signore, se quello era il mio
padrone, perché aveva una maschera sul viso? Se era il mio
padrone, perché aveva strillato come un topo fuggendo al mio
cospetto? E' da tanto ormai che sono al suo servizio. E poi... -
l'uomo si interruppe e si passò una mano sulla faccia.
- Queste sono tutte circostanze molto strane- disse il signor
Utterson,- ma credo di cominciare a vederci chiaro. Il vostro
padrone, Poole, è chiaramente vittima di una quelle malattie
che torturano e deturpano a un tempo chi ne soffre; da questo,
per ciò ne capisco, l'alterazione della sua voce; sempre da
questo la maschera e l'allontanamento dagli amici, nonché
l'ansia di ritrovare quella pozione, grazie alla quale il poveretto
conserva qualche speranza di una definitiva guarigione: voglia
Dio che non resti deluso! Questa, secondo me, la spiegazione; è
già abbastanza triste, Poole, e paurosa a ben vedere; ma è ovvia
e naturale, ha una sua coerenza, e ci libera da ogni esagerato
allarme.
- Signore - disse il maggiordomo impallidendo a chiazze -, quel
coso non era il mio padrone, questa è la verità. Il mio
padrone... E qui si guardò intorno, abbassando la voce a un
sussurro - è un uomo alto e ben fatto, mentre quello aveva più
del nano -. Utterson cercò di protestare. - Oh, signore esclamò
Poole -, credete che io non conosca il mio padrone dopo
vent'anni? Credete che io non sappia dove arriva con il capo
sulla soglia del gabinetto, dove l'ho visto ogni mattino della