Page 44 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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Per tutta risposta il signor Utterson si alzò, e prese cappello e
pastrano; non senza però notare con stupore il grande sollievo
che apparve sulla faccia del maggiordomo e, con stupore forse
non minore, che il bicchiere di vino era rimasto intatto, quando
l'altro lo posò per seguirlo.
Era una tipica notte di marzo, fredda e tempestosa, con una
pallida luna, coricata sul dorso quasi il vento l'avesse
rovesciata, e brandelli di nubi in fuga dalla trama diafana e
finissima. Difficile parlare con quel vento, che faceva affiorare
il sangue a chiazze in viso. Sembrava aver spazzato via i
passanti dalle strade, insolitamente spopolate, tanto che il
signor Utterson pensò di non avere mai visto quella parte di
Londra così deserta. Avrebbe desiderato che così non fosse;
mai in vita sua aveva provato un così acuto desiderio di vedere,
di toccare i propri simili; poiché, per quanto lottasse, si era
insinuato nella sua mente un prepotente presagio di sventura.
La piazza, quando vi giunse, era in balìa del vento e della
polvere, e gli esili alberelli del giardino sferzavano contro
l'inferriata. Poole, che per tutta la strada aveva camminato uno
o due passi avanti, ora si fermò in mezzo al marciapiede e,
malgrado il freddo pungente, si tolse il cappello e si asciugò la
fronte con un fazzoletto rosso. Ma per quanto si fosse affrettato
sul cammino, a imperlargli la fronte di sudore non era lo sforzo
ma il sudore di un'angoscia soffocante; poiché era bianco in
viso e la sua voce, quando parlò, suonava roca e rotta.
- Bene, signore - disse -, eccoci arrivati e voglia Iddio che non
ci sia niente di grave.
- Amen, Poole - disse l'avvocato.
Dopodiché il domestico bussò in modo molto guardingo; la
porta si schiuse, conservando la catena attaccata, e una voce
chiese dall'interno: - Siete voi Poole?
- Tutto a posto - fece Poole -. Aprite pure.
Il soggiorno, quando entrarono, era vivacemente illuminato; il
fuoco ardeva alto nel camino, e attorno a esso tutta la servitù,