Page 13 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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- Era così una volta - fu la risposta -. Ma da una decina d'anni a
            questa parte Henry Jekyll è diventato troppo stravagante per i
            miei gusti. Le sue idee hanno preso una brutta piega; e benché
            naturalmente io continui ad interessarmi a lui in memoria del
            tempi passati, non lo vedo, né l'ho visto praticamente mai.
            Spropositi   così   poco   scientifici   -   aggiunse   il   dottore,   con
            un'improvvisa vampata di rossore - avrebbero finito per perdere
            anche Damone e Pizia.
            Il piccolo sfogo diede un certo sollievo al signor Utterson. "In
            fondo si tratta soltanto di una divergenza di opinioni in materia
            scientifica", pensò; e da uomo privo di passioni simili (se non
            in materia di atti legali) aggiunse pure: "Credevo peggio!".
            Concesse poi all'amico qualche istante per ricomporsi e infine
            affrontò la questione che era venuto a proporre.
            - Non vi siete mai imbattuto in un suo protetto... un certo
            Hyde? - gli chiese.
            - Hyde? - ripeté Lanyon -. No. Mai sentito nominare. Per lo
            meno ai miei tempi.
            Tutte qui le informazioni che l'avvocato si portava dietro anche
            nel grande letto scuro, sul quale si rigirò finché le ore piccole
            non fecero posto alla mattina. Notte non certo di riposo per la
            sua mente assillata che, in preda agli interrogativi, brancolava
            nelle tenebre più fitte.
            Le   campane   della   chiesa,   così   opportunamente   vicina
            all'abitazione del signor Utterson, suonarono le sei e lui si
            arrovellava ancora sul problema. Fino ad allora esso lo aveva
            colpito   solo   dal   lato   intellettuale;   ma   ora   anche
            l'immaginazione era impegnata, o meglio soggiogata; e mentre
            se ne stava steso a rigirarsi nella densa oscurità della notte e
            della stanza drappeggiata, il racconto di Enfield si dispiegò in
            una serie luminosa d'immagini davanti alla sua mente. Riusciva
            a   distinguere   l'immensa   distesa   di   lampioni   di   una   città
            notturna; poi la sagoma di un uomo che procedeva in fretta; poi
            quella di una bambina che correva di ritorno dalla casa del
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