Page 12 - Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde
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incorporee brume che gli avevano levato lo sguardo tanto a
lungo, ecco che balzava fuori l'improvvisa, chiara
rappresentazione di un essere diabolico.
"Pensavo si trattasse di pazzia", si disse nel rimettere in
cassaforte l'odioso documento; "ma ora comincio a temere che
si tratti di una cosa ignominiosa".
Dopodiché spense la candela, si infilò il pastrano e si avviò in
direzione di Cavendish Square, roccaforte della medicina, dove
il suo amico, l'insigne dottor Lanyon, abitava e riceveva i
numerosi suoi pazienti. "Se c'è qualcuno che può dirmi
qualcosa, quello è Lanyon", aveva pensato.
Il solenne maggiordomo lo conosceva e gli diede il benvenuto.
Senza essere costretto a fare anticamera, venne direttamente
introdotto in sala da pranzo, dove il dottor Lanyon sedeva tutto
solo davanti al suo vino. Era un tipo cordiale, pieno di vigore e
di vivacità, acceso in viso, con una zazzera precocemente
imbiancata, di modi espansivi ma deciso. Alla vista del signor
Utterson era saltato giù dalla sedia e gli si era fatto incontro a
mani tese. Tanta giovialità, in armonia con il tipo, a vedersi
aveva un che di plateale, ma si fondava su un sentimento
sincero. I due erano infatti vecchi amici, già compagni di
scuola e di università, entrambi profondamente rispettosi uno
dell'altro, oltre che di se stessi, e, cosa che non ne consegue
necessariamente, traevano profondo piacere dalla reciproca
compagnia.
Dopo aver parlato un po' del più e del meno, l'avvocato arrivò
all'argomento che tanto angustiava la sua mente.
- Voi e io, Lanyon - disse -, dovremmo essere, se non sbaglio, i
due più vecchi amici di Henry Jekyll.
- Mi piacerebbe fossero più giovani, gli amici - ridacchiò il
dottor Lanyon-. Ma ritengo che sia così. E con ciò? Non ho
quasi più occasione di vederlo.
- Davvero? - Disse Utterson -. Vi pensavo legati da interessi
comuni.