Page 66 - Jane Eyre
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La sera si annunziava umida e carica di nebbia. Quan-
do annottò, capii che eravamo molto distanti da Gate-
shead.
Non traversavamo più città; il paesaggio era cambia-
to. Alte montagne bigie limitavano l'orizzonte, l'oscurità
aumentava più c'inoltravamo nella valle.
Cullata da suoni armoniosi mi addormentai, e dormi-
vo da un pezzo quando la scossa che fece la carrozza nel
fermarsi mi destò. Davanti a me stava una donna che
non conoscevo.
— C'è qui una bimba, che si chiama Jane Eyre? —
domandò.
— Sì — risposi.
Ella mi fece scender subito e prese in consegna il
baule.
La diligenza ripartì.
Il rumore e le scosse della carrozza mi avevano sba-
lordita. Riunii le facoltà mentali per guardare attorno a
me.
Il vento, la pioggia e il buio riempivano lo spazio.
Però potei distinguere un muro, nel quale era aperta una
porta; la mia nuova guida me la fece passare, e, dopo
averla chiusa dietro a sè, spinse il catenaccio.
Avevo allora davanti una casa, o, per dir meglio, una
serie di case, che occupavano una vasta area. Le loro
facciate eran forate da molte finestre, poche delle quali
erano illuminate. Percorsi un viale comodo, in fondo al
quale vi era un'altra porta. Di là entrammo in un corri-
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