Page 63 - Jane Eyre
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luna, i cui raggi penetravano nella stanza dall'angusta fi-
nestra.
Dovevo partire da Gateshead quel giorno e prendere
alle sei la diligenza che passava davanti alla casetta del
portinaio.
Bessie sola era alzata; ella aveva acceso il fuoco e si
preparava a scaldarsi la colazione. Rari sono i bimbi che
possano mangiare prima di mettersi in viaggio, neppur
io poteva. Bessie mi pregò di buttar giù una o due cuc-
chiaiate di pappa col latte che mi aveva prima preparato.
Cercò allora alcuni biscotti e li mise nella mia borsa.
Mi aiutò poi a mettermi la pelliccia e il mantello, si av-
volse in uno scialle e uscimmo dalla camera dei bambi-
ni.
Quando giunsi davanti alla camera della signora
Reed, Bessie mi domandò se volevo dire addio alla sua
padrona.
— No, Bessie, — risposi. — Ieri sera quando scende-
ste per la cena, ella si avvicinò al mio letto e mi dichiarò
che partendo non aveva bisogno di disturbare né lei né
le mie cugine; mi disse pure che era stata sempre la mia
migliore amica e che non lo dimenticassi. Poi mi pregò
di parlar bene di lei e di esserle grata.
— E che cosa le rispondeste?
— Niente; nascosi il viso sotto le coperte e mi voltai
verso il muro.
— Faceste male, signorina Jane.
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