Page 60 - Jane Eyre
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Era una giornata tristissima, e ogni tanto le falde di
           neve cadevano al suolo indurito del viale, senza lique-
           farsi.
              Ero tanto infelice e ogni tanto dicevo a me stessa:
              — Che cosa devo fare?
              Sentii a un tratto una voce chiara gridare:
              — Signorina Jane, dove siete? Venite a colazione.
              Era Bessie, lo sapevo, ma non risposi.
              Però poco dopo sentii un lieve rumore di passi. Ella

           traversava il viale per venir da me.
              — Cattiva, — mi disse, — perché non venite quando
           vi si chiama?
              La presenza di Bessie mi parve dolce in confronto dei
           pensieri che mi torturavano, benché ella fosse, secondo
           il solito, di cattivo umore.
              È un fatto che dopo la mia disputa con la signora
           Reed e la mia vittoria, faceva poco conto della collera
           passeggiera della bambinaia, ed ero pronta a cercar con-
           forto nel suo giovane cuore.
              Le gettai le braccia al collo, dicendole:
              — Venite, Bessie, non mi sgridate.
              Non mi ero mai mostrata così franca ed espansiva, e
           il mio modo di fare le piacque.
              — Siete una strana bambina, signorina Jane, — mi
           disse, fissandomi, — una bimba vagabonda e amica del-
           la solitudine. Andate in pensione, eh?
              Feci un cenno affermativo.
              — E non vi dispiace di lasciare la povera Bessie?
              — Che cosa sono per Bessie? Mi sgrida sempre.


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