Page 56 - Jane Eyre
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La signora Reed alzò gli occhi dal lavoro, li fissò su
di me e mi disse:
— Uscite, tornate in camera.
Il mio sguardo o qualcos'altro forse l'aveva ferita, per-
ché, nonostante che si contenesse, il suo accento era
molto irritato.
Mi alzai e mi diressi verso la porta, ma tornai subito
addietro, mi accostai alla finestra, poi andai nel mezzo
della stanza e finalmente mi accostai a lei.
— Non sono finta; se lo fossi stata, avrei detto che vi
voleva bene; ma non vi voglio bene e lo dichiaro; vi
odio più che ogni altro, eccettuato John Reed. Questo
racconto di una bugiarda potete darlo alla vostra Geor-
giana, perché è lei che v'inganna e non io.
Le dita della signora Reed erano rimaste immobili, e
con i suoi occhi di ghiaccio continuava a fissarmi.
— Che cosa avete da dirmi ancora? — mi domandò
con un tono che sarebbe stato più adattato per parlare a
una donna che a una bambina.
Quello sguardo, quella voce ridestarono tutte le mie
antipatie.
Commossa, aizzata da una invincibile irritazione,
continuai:
— Sono felice che non siate mia parente, e non vi
chiamerò più zia, non verrò mai a trovarvi quando sarò
grande, e quando qualcuno mi domanderà se vi voglio
bene e come mi trattate, gli dirò che il vostro ricordo mi
fa male e che siete stata crudele con me.
— Come, Jane, osereste affermare cose simili?
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