Page 57 - Jane Eyre
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— Sì, oserei, signora Reed, oserei perché è la verità.
           Credete forse che non senta e che possa vivere senza
           che nessuno mi voglia bene e sia buono per me? No, e
           voi non avete avuto pietà di me. Mi rammenterò sempre
           con quanta durezza mi avete respinta nella camera ros-
           sa, quale sguardo mi avete gettato quando ero in agonia.
           Eppure, oppressa dal dolore, vi avevo gridato: "Zia, ab-
           biate pietà di me!" E quella punizione me l'avevate in-
           flitta perché era stata percossa, gettata in terra dal vostro

           perfido figliuolo. Dirò la pura verità a tutti quelli che
           m'interrogheranno. Credono che siate buona, ma avete il
           cuore come un masso e siete falsa.
              Quando ebbi cessato di parlare, il più strano senti-
           mento di trionfo, che abbia mai provato, erasi imposses-
           sato di me.
              Credei che un'invincibile catena si fosse infranta, e
           che avessi riconquistata la mia libertà.
              Potevo crederlo infatti, perché la signora Reed pareva
           sgomenta; il lavoro le era scivolato di grembo; alzava le
           mani e sul volto contratto si sarebbe detto che stessero
           per iscendere le lagrime.
              — Jane, vi sbagliate, che cosa avete? Perché tremate
           tanto? Volete bere un po' d'acqua?
              — No, signora Reed.
              — Desiderate qualche altra cosa, Jane? Vi assicuro
           che vorrei esservi amica.
              — Non è vero. Avete detto poco fa al signor Bocke-
           lhurst che avevo un cattivo carattere, che ero una bu-




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