Page 59 - Jane Eyre
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Quando avevo accusato e minacciato la signora Reed,
           la mia anima era in fiamme, ma dopo una mezz'ora di
           silenzio e di riflessione riconobbi la pazzia commessa e
           la tristezza della mia posizione di bimba che odia e che
           è odiata.
              Per la prima volta aveva assaporata la vendetta e mi
           parve dolce e vivificante; ma la sensazione che lasciava
           in me era amara come il veleno.
              Allora   sarei   andata   a   chiedere   scusa   alla   signora

           Reed, ma sapevo per istinto e per esperienza, che me la
           sarei maggiormente inimicata ed avrei rieccitato i vio-
           lenti impulsi della mia indole.
              Presi un volume di racconti arabi e cercai di leggere,
           senza capire nulla.
              Il pensiero vagava e non potevo fissarlo né su me
           stessa, né su quelle pagine, che mi avevano procurato in
           passato tanto piacere.
              Aprii la porta a vetri della sala da pranzo, il boschetto
           era silenzioso e il sole nè il vento avevano potuto vince-
           re il ghiaccio che copriva la terra.
              Mi coprii la testa con la sottana e andai a passeggiare
           in una parte isolata del parco, senza provare alcun piace-
           re sotto quegli alberi silenziosi, tra quelle pine, ultimi
           avanzi dell'autunno, di cui era coperta la terra, in mezzo
           a quelle foglie secche, ammonticchiate dal vento.
              Mi appoggiai al cancello guardando un campo deser-
           to, dove le vacche non pascevano più, dove l'erba era
           stata falciata dal gelo e coperta di neve.




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