Page 653 - Jane Eyre
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Il suo volto disperato e irrequieto mi fece pensare agli
uccelli da preda, che sono così pericolosi per chi li avvi-
cina quando manca loro la libertà.
L'aquila imprigionata, cui una mano crudele ha tolto
gli occhi cerchiati d'oro, doveva somigliare a quel San-
sone cieco.
Credete forse che mi sgomentassi della sua ferocia?
Se lo pensate, non mi conoscete.
Cullavo il mio dolore nella dolce speranza di deporre
presto un bacio su quelle pupille chiuse, ma il momento
non era giunto per avvicinarmi a lui.
Scese il gradino e avanzò lentamente esitando verso il
prato.
Che cosa n'era della sua andatura così ardita? Si fer-
mò, non sapendo da qual lato volgere, stese la mano,
sollevò le palpebre, guardò intorno a sé e facendo uno
sforzo diresse gli occhi verso gli alberi e il cielo. Mi ac-
corsi bene che tutto era per lui oscurità.
Alzò la mano destra (la sinistra, quella mutilata, la te-
neva sempre nascosta in seno) pareva che volesse tocca-
re e capir dal tatto dove si trovava; ma la mano incontrò
il vuoto, ed egli rinunziando agli sforzi, rimase ritto,
muto sotto la pioggia che gli cadeva con violenza sulla
testa.
In quel momento John gli si avvicinò.
— Volete prendere il mio braccio, signore? Piove for-
te e fareste meglio a tornare in casa.
— Lasciatemi, — rispose.
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