Page 652 - Jane Eyre
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Non vi erano fiori, ma soltanto un gran viale che con-
           duceva al centro del bosco.
              La casa, vista di faccia, aveva due torrette nel centro;
           le finestre erano strette e munite d'inferriate, la porta era
           pure angusta e vi si saliva con uno scalino.
              Era proprio, come aveva detto l'oste, un luogo desola-
           to e silenzioso come una tomba.
              Il rumore della pioggia che batteva sulle foglie era il
           solo rumore che si udisse.

              — Ci può essere vita qui? — domandai.
              Sì, vi era una specie di vita, perché udii un rumore,
           l'angusta porta si aprì lentamente e una figura comparve
           su quella.
              Era un uomo, senza cappello, e stese la mano come
           per sentire se piovesse.
              Nonostante l'oscurità lo riconobbi: era il mio padrone,
           Edoardo Rochester.
              Mi fermai, trattenni il respiro e mi diedi a esaminarlo
           senza essere veduta, ahimè! senza poterlo essere.
              Quell'incontro improvviso e l'ebrezza erano amareg-
           giati dalla vista di lui.
              Non dovetti far forza a me stessa per trattenere la
           voce e il passo.
              La figura era egualmente vigorosa, il portamento eret-
           to e i capelli neri; neppure i suoi tratti erano abbattuti.
              Un anno di dolore non aveva potuto distruggere la
           forza atletica né la vigorosa giovinezza del signor Ro-
           chester; ma quale cambiamento nell'espressione!




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