Page 618 - Jane Eyre
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ficante, ai sensi egoisti della creatura, all'essere stesso
           che voglio unirmi, ma al missionario.
              — Ebbene, darò al  missionario la mia energia;  è
           quanto gli occorre! Ma non darò me stessa, non ne ho
           bisogno.
              Credo che vi fosse un lieve sarcasmo nel tono col
           quale pronunziai queste parole e nel sentimento che le
           accompagnava.
              Fino a quel momento avevo temuto Saint-John, per-

           ché non l'avevo capito.
              Mi aveva imposto il rispetto, perché non avevo sapu-
           to distinguere ciò che vi era in lui del santo e del morta-
           le.
              Ma   quella   conversazione   mi   aveva   rivelato   molte
           cose e cominciavo a poter analizzare la sua indole, a in-
           travedere le sue debolezze; era un uomo debole come
           me, e il velo che copriva la sua durezza e il suo dispoti-
           smo era caduto.
              Lo spettacolo della sua imperfezione m'infuse corag-
           gio. Discutevo con un eguale, al quale volendo avrei po-
           tuto resistere.
              Era rimasto silenzioso e mi arrischiai a guardarlo.
              Egli teneva gli occhi fissi su di me ed essi esprimeva-
           no grande meraviglia. Pareva che volesse indagare se
           scherzavo. — Non dimentichiamo, — mi disse dopo un
           poco, — che si tratta di cosa solenne, di cosa della quale
           non possiamo parlare alla leggera, senza incorrere nella
           colpa.




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