Page 538 - Jane Eyre
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Provavo un piacere nuovo in quel genere di lezioni,
           prodotto da una perfetta uniformità di gusti, di senti-
           menti e di principii.
              Mi piaceva di leggere gli stessi libri che esse leggeva-
           no; quello che le rallegrava, rallegrava me pure, ciò che
           esse approvavano, lo approvavo.
              Esse amavano la loro casa solitaria e anch'io trovavo
           un gran fascino duraturo a quella piccola casa, così triste
           e così vecchia, col tetto basso, con le finestre appannate,

           con le mura coperte di musco, col viale di vecchi abeti,
           incurvati dal vento della montagna, con quel giardino
           cupo, ove non crescevano neppure i fiori più resistenti.
              Esse amavano quei pantani rossastri che circondava-
           no la loro abitazione, e la valle, alla quale conduceva il
           sentiero sassoso, che partiva dal loro cancello, e che era
           tracciato fra le eriche, e più distante fra i prati più aridi
           che avessero mai nutrito un branco di pecore.
              Capivo quel sentimento e lo divideva sinceramente.
              Vedevo tutto ciò che vi era di affascinante in quel luo-
           go, sentivo la santità della solitudine e i miei occhi si
           compiacevano di seguire i contorni delle colline e delle
           valli, fissare le tinte forti che il musco e le eriche e i fie-
           ni fioriti prestavano alle vette granitiche. Queste cose,
           per me, come per Diana e per Maria, erano sorgente di
           puri e dolci godimenti.
              Il vento impetuoso, la brezza leggera, i giorni cupi e
           sereni, il sorgere e il cader del sole, il lume di luna nella
           notte nuvolosa, suscitavano in me, in quelle regioni, lo
           stesso fascino che in loro.


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