Page 542 - Jane Eyre
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calviniste sull'azione, sulla riprovazione, sulla predesti-
           nazione erano frequenti, e ogni allusione a quei punti
           suonava come una sentenza del destino.
              Quando egli ebbe terminato, invece di sentirmi più
           calma, più illuminata, provai una grande tristezza, per-
           ché mi pareva che quella eloquenza sgorgasse da una
           sorgente avvelenata da amare delusioni, e nella quale si
           agitavano desiderii insoddisfatti e aspirazioni angoscio-
           se.

              Ero sicura che Saint-John Rivers, nonostante la vita
           pura, lo zelo coscienzioso, non aveva trovato quella
           pace divina, superiore ad ogni comprensione, non l'ave-
           va trovata più di me, che rimpiangevo di nascosto il mio
           idolo infranto e il mio paradiso perduto.
              Quei ricordi, quei dolori, di cui non ho più parlato, mi
           dominavano e mi tiranneggiavano incessantemente.
              Intanto era passato un mese.
              Diana e Maria, stavano per lasciare Moor-House per
           tornare alle loro diverse destinazioni, e ricominciare la
           vita come governanti in una grande città elegante al sud
           dell'Inghilterra.
              Tutt'e due erano collocate in famiglie, i cui membri,
           ricchi e orgogliosi, le consideravano come umili dipen-
           denti e si curavan poco delle loro qualità, della loro cul-
           tura e della loro intelligenza.
              Saint-John non mi aveva parlato ancora del posto che
           aveva promesso di procurarmi; ora urgeva che trovassi
           un'occupazione.




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