Page 529 - Jane Eyre
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me lo permettevano, mi piaceva di piegarmi a una vo-
lontà attiva.
— E che cosa fate qui? Non è il vostro posto. Maria
ed io stiamo qualche volta in cucina, perché in casa ci
piace di esser libere fino alla licenza. Ma voi siete no-
stra ospite e dovete stare in salotto.
— Sto benissimo qui.
— No, davvero. Anna fa rumore e v'infarina tutta.
— Inoltre c'è troppo caldo per voi, — interruppe Ma-
ria.
— Certo, — aggiunse la sorella, — Venite, dovete es-
sere obbediente, — e prendendomi per la mano, mi con-
dusse in una stanza interna.
— Sedetevi qui, — disse mettendomi sul sofà —
mentre noi ci spogliamo e prepariamo il tè; perché è an-
cora un altro privilegio che abbiamo nella nostra casetta
isolata, quello di preparare i pasti, quando ne abbiamo
voglia, o quando Anna fa il pane, lava o stira.
Chiuse la porta lasciandomi sola con il signor Saint-
John, che era seduto in faccia a me con un libro in
mano.
Esaminai prima il salotto e poi chi l'occupava.
Il salotto era piuttosto piccolo e semplicemente mobi-
liato, ma pulito e comodo.
Le antiche sedie eran lucenti e la tavola di noce pare-
va uno specchio.
Pochi ritratti antichi ornavano le pareti, uno scaffale a
cristalli conteneva libri e porcellane antiche della Cina.
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