Page 519 - Jane Eyre
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non ho paura. Fate di me quel che volete, ma scusatemi
           se non posso parlare: ho il respiro corto e nel parlare
           soffro.
              Tutti e tre mi guardavano in silenzio.
              — Anna, — disse alla fine il signor Saint-John, — la-
           sciatela qui per ora e non le fate nessuna domanda. Fra
           una diecina di minuti datele il resto del pane col latte.
           Diana, Maria, venite in salotto e parleremo di questa
           cosa.

              Essi uscirono; poco dopo una delle signorine tornò,
           non so quale, perché mentre ero seduta accanto al fuoco
           una sonnolenza benefica si era impossessata di me. A
           voce bassa ella dette alcuni ordini ad Anna.
              Con l'aiuto della serva dopo mi fece salire le scale, mi
           tolse gli abiti bagnati e mi pose in un letto caldo. Rin-
           graziai Iddio e nonostante la grande debolezza, provai
           una gioia riconoscente e mi addormentai.



                                         IX.


              Mi rammento soltanto confusamente dei tre giorni e
           delle tre notti che seguirono. So che ero in una piccola
           camera e in un piccolo letto; mi pareva di essere legata a
           quel letto e giacevo immobile come una pietra e se aves-
           sero voluto alzarmi mi avrebbero uccisa. Non mi accor-
           gevo del tempo, non sapevo se era giorno o notte.
              Vedevo però se qualcuno entrava o usciva di camera,
           e sapevo anche chi era, capivo quello che dicevano



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