Page 517 - Jane Eyre
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Avevo difatto le vertigini; mi sentii venir meno, ma
           caddi su una sedia.
              Avevo coscienza ancora di quello che avveniva intor-
           no a me, ma non potevo parlare.
              — Forse un po' d'acqua le farà bene; Anna, porgete-
           gliela. Ma è ridotta uno spettro; com'è pallida e magra!
              — Un vero spettro!
              — Sia malata, o abbia fame?
              — Ha fame, credo. Anna, è latte quello? Dateglielo

           con un pezzo di pane.
              Diana (mi accorsi che era là vedendo i lunghi ricci
           mentre si chinava su di me) sminuzzò il pane nel latte e
           me lo avvicinò alle labbra. Aveva il viso accanto al mio
           e si vedeva che mi compativa molto.
              Quando mi disse: "Sforzatevi a mangiare": mi parve
           che le sue parole fossero un balsamo salutare.
              — Sì, sforzatevi, — ripetè dolcemente Maria.
              E Maria mi tolse il cappello e mi sollevò la testa.
              Mangiavo quello che mi offrivano, prima con stento,
           poi avidamente.
              — Non tanto alla volta, trattenetela, — disse il fratel-
           lo. — Ora basta, — e allontanò la tazza col latte e il
           piatto del pane.
              — Un altro poco, Saint-John, osservate come guarda-
           no con avidità i suoi occhi!
              — Non ora, sorella mia. Fatela parlare, se può, do-
           mandatele come si chiama.
              Sentivo che potevo parlare e risposi:
              — Mi chiamo Jane Elliot.


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