Page 515 - Jane Eyre
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— No davvero! Non siete davvero come volete pare-
re; non fate rumore. Via!
— Ma io morirò se mi scacciate.
— No certo. Sono sicura che avete cattive intenzioni
vagando a quest'ora intorno alle case. Se siete seguita da
vagabondi o da ladri potete dir loro che non siamo sole;
che in casa ci sono uomini, cani e fucili.
E allora l'onesta, ma inflessibile serva, chiuse la porta
e tirò il chiavistello.
Era il colmo della sventura. Un dolore interno mi
spezzò il cuore, un singhiozzo di profonda disperazione
mi sollevò il petto.
Ero sfinita e non potevo fare più un passo. Caddi su-
gli scalini bagnati, giunsi le mani e piansi d'angoscia.
Oh! lo spettro della morte! Oh! l'ora estrema che si avvi-
cina con tanto orrore! Oh! quell'isolamento, quella se-
gregazione dai miei simili. Non solo la speranza era sva-
nita, ma anche la forza mi aveva abbandonata, per un
momento almeno, ma cercai di riacquistarla.
— Debbo morire, — dissi, — ma credo in Dio e cer-
cherò di aspettare in silenzio che la sua volontà sia fatta.
Queste parole non le avevo soltanto pensate, le avevo
anche pronunziate a mezza voce; ricacciando il dolore
in fondo al cuore, lo costrinsi a rimanere muto e calmo.
— Tutti dobbiamo morire, — disse una voce accanto
a me. — Ma tutti non siamo condannati a una morte
prematura e dolorosa come la vostra, se moriste di fame
davanti a questa porta.
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