Page 507 - Jane Eyre
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Pensai che fosse un fuoco fatuo, che si sarebbe spento
           subito; ma la luce continuava a brillare ferma, senza
           oscillare.
              — È un fuoco di gioia che accendono, — pensai sup-
           ponendo di vederlo crescere a un tratto.
              Ma la luce rimase la stessa e ne conclusi che fosse il
           lume di una casa.
              — Ma se è tale davvero, è troppo lontana perché vi
           possa giungere; e anche se fosse vicina, non andrei mai

           a bussare a una porta per vedermela chiudere in faccia.
              Mi coricai nel posto dov'era con il viso contro la ter-
           ra. Così rimasi immobile per un certo tempo.
              Il vento della notte passava sulla collina e su di me, e
           andava a perdersi muggendo in distanza; la pioggia ca-
           deva fitta e mi bagnava fino all'ossa.
              Se le mie membra si fossero subito intirizzite, la brina
           avrebbe potuto coprirmi, e non l'avrei sentita, ma la mia
           carne, viva ancora, rabbrividiva sotto quell'atmosfera
           umida. Mi alzai.
              Il lume era sempre allo stesso posto; si vedeva indi-
           stintamente attraverso la pioggia, ma si vedeva.
              Mi sforzai a camminare trascinandomi faticosamente
           nella direzione del lume.
              Giunsi al di là della collina traversando un pantano
           che sarebbe stato impraticabile nell'inverno, e che anche
           allora era molle e cedevole.
              Caddi due volte, ma mi rialzai subito, facendo appello
           alle mie forze. Quel lume era la mia speranza; dovevo
           raggiungerlo.


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