Page 489 - Jane Eyre
P. 489

Ero uscita da Thornfield.
              A un miglio di distanza, dietro i campi, si stendeva
           una via che andava in direzione opposta di Millcote;
           non l'avevo mai percorsa, ma l'avevo veduta, e la scelsi.
              Non dovevo più pensare né al passato, né all'avveni-
           re; il primo era una pagina di una dolcezza celestiale,
           ma così profondamente triste, che se ne avessi letta una
           sola linea avrei perduto il coraggio e l'energia. Il secon-
           do era confuso e spaventava come il mondo dopo il di-

           luvio.
              Costeggiai i campi e i sentieri fino al sorger del sole.
           Credo che fosse una bella mattinata di estate.
              Le scarpe, che mi ero messa uscendo di casa, erano
           bagnate di rugiada; ma non guardavo né il sole levante,
           né il cielo ridente, né la natura che si destava.
              Colui che traversa una bella scena per andare alla ghi-
           gliottina, non pensa ai fiori che sbocciano sulla via, ma
           al ceppo e all'ascia, allo strazio che l'aspetta nel supre-
           mo momento.
              Non potevo pensare, senza rabbrividire, alla mia triste
           fuga, alla mia vita errante, a colui che avevo lasciato, a
           colui che spiava in camera il sorger del sole, per veder-
           mi giungere e sentirmi dire che volevo esser sua.
              Bramavo di appartenergli, mi struggevo di tornare:
           non era troppo tardi; potevo ancora risparmiargli uno
           strazio anche maggiore.
              Ero sicura che nessuno si era accorto della mia fuga.






                                         491
   484   485   486   487   488   489   490   491   492   493   494