Page 485 - Jane Eyre
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mente; avevo sfidato la sua furia, dovevo eludere il suo
           dolore. Mi avvicinai alla porta.
              — Andate via, Jane?
              — Vado via, signore.
              — Mi lasciate?
              — Sì.
              — E non tornate? Non volete essere il mio conforto,
           la mia salvatrice? Il mio amore profondo, le mie ardenti
           preghiere, le mie suppliche appassionate, non sono nulla

           per voi?
              Quanto dolore vi era nella sua voce! Come soffrii nel
           rispondere assolutamente: Parto.
              — Jane!
              — Signor Rochester?
              — Andatevene, ve lo permetto, ma ricordatevi che mi
           lasciate nel dolore. Andate in camera vostra, pensate a
           tutto quello che vi ho detto, Jane, considerate le mie sof-
           ferenze e pensate a me.
              Si volse e nascose il viso nel sofà.
              — Oh, Jane, speranza mia, amor mio, vita mia! —
           esclamò angosciosamente e dopo mandò un profondo e
           forte singhiozzo.
              Ero giunta alla porta, ma tornai addietro, tornai addie-
           tro risolutamente come mi ero allontanata, m'inginoc-
           chiai davanti a lui, sollevai il volto di lui dai guanciali,
           lo baciai sulle guance accarezzandogli i capelli.
              — Iddio vi benedica, mio caro padrone! — dissi, —
           Iddio vi protegga dal male e dalla sofferenza, che vi di-




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