Page 484 - Jane Eyre
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Li fissai sul volto infiammato del signor Rochester e
           nel guardarlo sospirai involontariamente; la sua stretta
           era dolorosa e le mie forze si esaurivano.
              — Mai, — disse stringendo i denti, — ho incontrato
           una creatura più debole e più indomita. È come una can-
           na sottile fra le mie mani, — continuò scotendomi con
           forza. — Potrei piegarla con due dita, e che cosa otterrei
           quando l'avessi piegata, domata, gettata a terra? Guarda-
           te quegli occhi, guardate quella creatura risoluta, selvag-

           gia, libera, che mi sfida con la sicurezza del trionfo, che
           supera anche il coraggio? Anche se m'impadronissi della
           gabbia, non potrei trattenere il bell'uccello selvaggio.
              "Se infrango la fragile prigione, rendo la libertà al
           prigioniero.
              "Posso conquistare la casa, ma l'abitatrice fuggirebbe
           verso il cielo, prima anche che potessi proclamarmi pos-
           sessore della sua casa di argilla.
              "E siete voi, anima, con la vostra volontà e con l'ener-
           gia, con la virtù e la purezza, che voglio, e non soltanto
           il vostro fragile involucro. Se voi voleste, potreste vola-
           re liberamente sul mio cuore e rifugiarvici, ma afferrata
           per forza, simile a un puro spirito, vi liberereste dal mio
           amplesso e sparireste prima che avessi potuto respirare
           la vostra fragranza.
              "Oh! vieni, Jane, vieni!
              Nel dir così mi lasciò e si contentò di guardarmi.
              Era più difficile di resistere a quello sguardo che alla
           stretta frenetica, ma io non volevo soccombere stupida-




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