Page 488 - Jane Eyre
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Non potevo entrare e darle un bacio, perché bisogna-
           va ingannare l'orecchio vigilante della bambinaia.
              Avrei voluto passare davanti alla camera del signor
           Rochester senza fermarmi, ma quando mi trovai accanto
           alla porta, il mio cuore cessò momentaneamente di bat-
           tere, e i piedi si fermarono.
              Egli non dormiva; camminava in su e in giù e lo udii
           sospirare mentre ero ferma.
              Vi era un paradiso, un paradiso temporaneo per me,

           in quella camera; potevo entrare e dirgli:
              — Signor Rochester, vi amo e voglio vivere con voi
           per la vita e per la morte — e una fonte di delizia mi sa-
           rebbe sgorgata dalle labbra. Ci pensai.
              Quel padrone pieno di bontà, non poteva dormire nel-
           l'attesa del giorno gemente. Mi avrebbe mandato a chia-
           mare la mattina e io sarei partita. Mi farà cercare inva-
           no.
              Si sentirà abbandonato, crederà calpestato il suo amo-
           re, soffrirà e forse cadrà nella disperazione.
              Io pensavo a tutto questo; la mano si allungò verso la
           maniglia, ma la ritirai prontamente e passai oltre.
              Scesi le scale più morta che viva; sapevo quel che do-
           vevo fare e lo eseguivo macchinalmente.
              Cercai in cucina la chiave della porta laterale e una
           boccetta d'olio e una penna; unsi la chiave e la serratura,
           presi dell'acqua e del pane, perché forse dovevo cammi-
           nar molto e volevo che le forze mi bastassero.
              Feci tutto ciò senza far rumore.
              Aprii la porta e la chiusi dolcemente.


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