Page 486 - Jane Eyre
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riga, che vi sollevi, che vi ricompensi per la bontà che
           avete avuta per me.
              — L'amore della mia piccola Jane sarebbe stata la mi-
           glior ricompensa, — rispose, — senza quello il mio
           cuore è affranto. Ma Jane mi darà il suo amore, me lo
           darà generosamente, nobilmente.
              Il sangue gli affluì alla testa, gli occhi di lui brillaro-
           no, si alzò e stese le braccia, ma io schivai la stretta e la-
           sciai prontamente la stanza.

              — Addio! — gridò il mio povero cuore mentre mi al-
           lontanavo. La disperazione aggiunse:
              "Addio per sempre!"

              Quella notte non pensavo di dormire, ma appena mi
           fui coricata, un sonno profondo mi vinse.
              Fui trasportata in sogno nella mia fanciullezza; mi pa-
           reva di trovarmi nella camera rossa di Gateshead; era
           notte scura e provavo mille paure. Mi pareva che il lume
           che si era spento tanti anni prima, quando svenni di pau-
           ra, spingesse la sua luce lungo il muro, e poi sul soffitto,
           dove si cambiava in vapori rossastri.
              Attendevo il sorger della luna con ansietà, come se il
           mio destino dovesse essere scritto su quel disco.
              Essa scaturì dalle nuvole con impeto; vidi allora una
           mano bianca che usciva dai recessi scuri del cielo, sco-
           stando le nubi.
              Dopo  scòrsi,  invece  della   luna,  una  figura  bianca
           spiccante su un fondo azzurro, che inchinava verso la

           terra la nobile fronte.


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