Page 482 - Jane Eyre
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— Dunque mi strappate l'amore e l'innocenza? Mi of-
           frite invece della passione la dissolutezza e per tutta oc-
           cupazione il vizio?
              — No, signor Rochester, non vi condanno a quella
           sorte, come non mi ci condanno io stessa. Siamo nati
           per soffrire e lottare, voi come io. Mi avrete dimenticata
           prima che io vi dimentichi.
              — Mi credete un mentitore e offendete il mio onore.
           Vi dichiaro che non potrò mai cambiare, e voi mi dite in

           faccia che cambierò presto. La vostra condotta mi prova
           quanto è erroneo il vostro giudizio, quanto sono perver-
           se le vostre idee.
              "Non è peggio il gettare nella disperazione una crea-
           tura, che violare una legge umana, senza offender nessu-
           no? Perché non avete né parenti né amici che possiate
           offendere, vivendo con me.
              Era vero, e mentre parlava la mia coscienza e la mia
           ragione si ribellavano contro di me e mi dimostravano
           che era delitto resistergli; parlavano imperiosamente in-
           sieme col cuore e gridavano:
              "Cedi. Pensa al tuo dolore, pensa al pericolo suo, pen-
           sa in quale stato sarà quando lo avrai abbandonato.
           Rammentati com'è impetuoso di carattere, considera le
           conseguenze   che   può   avere   la   disperazione:   salvalo,
           amalo; digli che lo ami e che vuoi esser sua. Chi si cura
           di   te   nel   mondo?   Chi   può   offendersi   di   quello   che
           farai?"
              Ma la risposta era sempre ferma.




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