Page 48 - Jane Eyre
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Non ebbi la noia di rispondere, perché Bessie mostra-
           vasi troppo occupata per ascoltare le mie spiegazioni.
              Mi condusse al lavabo e con l'acqua e il sapone mi
           lavò ben bene le mani e il viso.
              Per fortuna fece presto, poi mi pettinò, mi tolse il
           grembiule e, spingendomi verso la scala, mi ordinò di
           scender presto nella sala da pranzo, dove ero attesa.
              Stavo per domandare se la zia era giù, ma Bessie era
           sparita, chiudendo dietro a sé la porta della camera.

              Scesi lentamente. Da tre mesi non ero stata chiamata
           dalla signora Reed. Rinchiusa da tanto tempo nella ca-
           mera del primo piano, il pianterreno era diventato ai
           miei occhi una regione imponente, nella quale entravo a
           malincuore.
              Giunsi nell'anticamera, davanti alla porta della sala da
           pranzo; là mi fermai timidamente.
              Le ingiuste punizioni mi avevano resa vile. Non osa-
           vo tornare su in camera, non osavo entrare nel salotto;
           rimasi dieci minuti esitando, in preda all'agitazione.
              Una forte scampanellata mi rese coraggio: dovevo en-
           trare.
              — Chi può aspettarmi? — dicevo fra me, mentre con
           tutte e due le mani giravo la maniglia, che resisteva ai
           miei sforzi. — Chi troverò insieme con la zia?
              La maniglia cedè; la porta si aprì; io m'inoltrai salu-
           tando profondamente e guardando intorno. I miei occhi
           si fermarono su qualcosa di lungo e di scuro, come una
           colonna nera.




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