Page 43 - Jane Eyre
P. 43

— Mio zio Reed è in cielo, — continuai, — e può ve-
           dere ciò che fate e pensate, e così pure il babbo e la
           mamma; essi sanno che mi rinchiudete per giornate inte-
           re e che vorreste vedermi morta.
              La signora Reed si rimise subito, mi scosse violente-
           mente, mi dette due schiaffi e poi si allontanò da me
           senza aprir bocca.
              Bessie supplì a quel silenzio facendomi una predica
           che durò un'ora, provandomi che ero la bimba più catti-

           va e più abbandonata che vi fosse al mondo.
              Ero propensa a crederle, perché non sentivo sorgere
           dal cuore altro che cattive ispirazioni.
              Trascorsero novembre, dicembre e la metà di genna-
           io.
              Il Natale era stato celebrato a Gateshead con la con-
           sueta solennità, i doni erano stati scambiati e offerti
           pranzi e ricevimenti.
              Naturalmente io era esclusa da ogni divertimento.
              Tutta la mia parte di gioia consisteva nell'assistere
           ogni giorno alla toilette d'Eliza e di Georgiana, nel ve-
           derle scendere in sala con i loro vestiti leggieri di mus-
           solina, le loro cinture rosa, i loro capelli arricciati con
           cura.
              Poi spiavo il suono del pianoforte e dell'arpa, il pas-
           saggio del cameriere e del servitore che portavano i rin-
           freschi, il rumore dei bicchieri e delle porcellane, i brani
           di conversazione che uscivano dal salotto, allorquando
           si apriva e si chiudeva la porta.




                                          45
   38   39   40   41   42   43   44   45   46   47   48