Page 42 - Jane Eyre
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quella cattiva Jane lo aveva assalito come un gatto infu-
riato.
Sua madre lo interruppe bruscamente.
— Non mi parlate più di quella bambina, John, —
diss'ella, — non merita che si badi a quello che fa; non
voglio che voi né le vostre sorelle vi associate con lei
per giuocare.
Sporgendomi allora dalla balaustra della scala, mi
misi a gridare, senza riflettere alle mie parole:
— Vuoi dire che non sono degni di giuocare con me.
La signora Reed era una donna forte e robusta, e nel
sentire quella strana e audace dichiarazione, salì di corsa
le scale, e, più pronta del turbine, mi trascinò nella ca-
mera dei bambini, e spingendomi contro il mio letto,
m'ingiunse, in tono enfatico, di non muovermi di lì e di
non pronunziar parola in tutto il giorno.
— Che cosa vi direbbe lo zio Reed, se fosse vivo? —
le domandai quasi involontariamente, perché la lingua
pronunziò queste parole senza il consenso della mente.
Vi era in me una forza che mi spingeva a parlare, no-
nostante la volontà di tacere.
— Come! — esclamò la signora Reed, respirando ap-
pena.
Gli occhi di lei, grigi e per consueto freddi e immobi-
li, furono turbati da una espressione di terrore e lasciò di
stringermi, incerta se fossi una bimba o un essere infer-
nale.
Tale ero infatti in quel momento.
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