Page 466 - Jane Eyre
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"Dacché i medici l'avevano dichiarata matta, era stata,
naturalmente, rinchiusa.
"Era una di quelle ardenti nottate tropicali, che prece-
dono generalmente un uragano; non potendo dormire,
mi alzai e aprii la finestra. L'aria era carica di vapori di
zolfo; non potevo trovar refrigerio in nessun luogo.
"Le zanzare entravano a stormi dalla finestra e ronza-
vano nella camera.
"Sentivo muggire il mare, come un rombo di terremo-
to, le nuvole nere si addensavano nell'aria, la luna brilla-
va sulle onde, larga e rossa come la bocca di un canno-
ne; ella gettava la sua ultima luce sanguigna sulla terra
tremolante col fermento della tempesta.
''Ero sotto l'influenza di quell'atmosfera e di quella
scena, e i miei orecchi erano continuamente feriti dalle
grida della pazza; essa mescolava il mio nome ad ogni
imprecazione, con un accento d'odio diabolico; nessuna
creatura umana ha mai usato espressioni più basse e tri-
viali delle sue. Benché due stanze mi separassero da lei,
pure udivo ogni parola, perché in quel paese le pareti
sono sottilissime, così quegli urli di fiera giungevano di-
stintamente a me.
"— Questa vita, — dicevo io, — è un inferno. Nell'a-
bisso senza fondo dove stanno i dannati si deve respira-
re la stess'aria e udire gli stessi suoni. Ho il diritto di
gettar lungi da me questo fardello, se posso. Le soffe-
renze di questa vita mortale cesseranno col cessare di
una esistenza che mi opprime l'anima. Del fuoco eterno,
inventato dai fanatici, non ho paura; non vi può essere
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