Page 465 - Jane Eyre
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"La vostra compassione, mia diletta, è la sofferenza,
madre dell'amore; sono le angoscie, che generano la
passione divina.
"Io l'accetto, Jane. Che si avanzi pure, le mie braccia
sono pronte a riceverla.
— Ora, signore, continuate. Che cosa faceste, quando
aveste la certezza che era pazza?
— Jane, fui disperato, fra me e l'abisso non vi era più
che un rimasuglio di dignità umana. Agli occhi del mon-
do ero coperto di vergogna, ma volli esser puro agli oc-
chi miei, e fino all'ultimo ripudiai ogni connivenza con i
suoi delitti, e mi tenni lontano da quello spirito vizioso,
eppure la società associava il mio nome e la mia persona
con la sua.
"Lo vedevo e lo sentivo ogni giorno; una parte del
suo soffio (oh vergogna!) avvelenava l'aria che respira-
vo e avevo la disgrazia di rammentarmi che ero stato
suo marito.
"Allora come ora quel ricordo mi è orribilmente odio-
so; sapevo che finché ella viveva, non potevo sposare
nessuna donna migliore di lei.
"Benché avesse cinque anni più di me — la sua fami-
glia e mio padre mi avevano ingannato anche su questo
punto — era probabile che sarebbe vissuta quanto me,
perché era tanto forte di corpo quanto malata di mente.
"Così a ventisei anni vidi distrutte tutte le mie speran-
ze.
"Una notte fui destato dalle grida di lei.
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