Page 460 - Jane Eyre
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voi, ponetemi le dita sul polso, sentite come batte e state
           attenta!...
              Si scoprì il polso e me l'offrì; il sangue aveva abban-
           donato il suo volto e le sue labbra e si era fatto livido.
              Ero sgomenta e mi pareva una crudeltà di eccitarlo
           con una resistenza che gli riusciva odiosa; cedere non
           volevo.
              Feci ciò che fanno istintivamente tutte le creature
           umane quando si trovano spinte all'estremo; domandai

           soccorso a un essere superiore e le parole: "Dio mio,
           aiutatemi!" mi sfuggirono involontariamente dalle lab-
           bra.
              — Sono un pazzo! — esclamò a un tratto il signor
           Rochester. — Le dico che non sono ammogliato, e non
           le spiego il perché. Dimentico che non sa nulla del ca-
           rattere di quella donna, né delle circostanze che mi fece-
           ro conchiudere con lei un'unione infernale. Oh! sono
           certo che Jane dividerà la mia opinione, quando saprà
           tutto quello che so! Mettete la mano nella mia, Jane, af-
           finchè io veda e senta che mi siete vicina; voglio esporvi
           il vero stato del caso in poche parole. Potete ascoltarmi?
              — Sì, signore, anche per delle ore, se volete.
              — Vi chiedo soltanto pochi minuti, Jane. Non avete
           mai sentito dire che non ero il maggiore della famiglia,
           che avevo un fratello primogenito?
              — Sì, signore, la signora Fairfax me l'ha detto.
              — Avete inteso dire che mio padre era avaro?
              — Sì, signore.




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