Page 456 - Jane Eyre
P. 456
— Solitudine! Solitudine! — ripetè irritato. — Vedo
che bisogna spiegarsi; non posso indovinare il pensiero
sotto codesta espressione enigmatica. Voi dividerete la
mia solitudine, capite?
Scrollai il capo, e dovetti fare appello al coraggio, an-
che per dargli quel tacito diniego vedendolo così esalta-
to.
Aveva percorso rapidamente metà della stanza, e si
fermò, come se non potesse più muovere un passo, e mi
fissò con durezza.
Schivai i suoi occhi e guardai il fuoco, fingendo d'es-
ser calma.
— Dato il carattere irrequieto di Jane, — disse poi
con maggior calma che non avrei creduto, — la matassa
di seta s'è dipanata abbastanza bene fino ad ora; ma lo
sapevo che doveva imbrogliarsi; ci siamo. Ora verranno
le noie, le spiegazioni, le agitazioni. Per Dio! È tempo
che eserciti la mia forza di Sansone e spezzi l'ostacolo
come se fosse un fil di seta.
Egli riprese a camminare, ma subito si fermò davanti
a me.
— Jane, — disse, — volete intender ragione?
Tacque e avvicinò le labbra al mio orecchio, poi ag-
giunse:
— Perché, se non volete, impiegherò la violenza.
La sua voce si era fatta rauca, il suo sguardo era quel-
lo di un uomo che si prepara a spezzare un ostacolo in-
sopportabile e si getta a capo fitto nella sfrenata licenza.
458