Page 457 - Jane Eyre
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Mi accorsi che bastava un momento, forse un nuovo
accesso di rabbia per non poterlo più dominare.
Un moto di repulsione, la fuga, la paura avrebbero
deciso della mìa sorte e della sua. Ma non ero punto
spaventata; sentivo una forza interna, la sicurezza di ser-
bare influenza su di lui, e per questo non mi lasciavo ab-
battere.
La crisi era pericolosa, ma non era priva di fascino.
Lo stesso debbono provare gl'indiani quando spingo-
no la loro sottile lancia nelle rapide di un fiume. Presi le
mani contratte di lui, gli aprii le dita e gli dissi dolce-
mente:
— Sedetevi: parlerò quanto vorrete e ascolterò tutto
quello che avrete da dirmi, sieno o no cose ragionevoli.
Si sedè, ma non aprì bocca. Da qualche tempo lottavo
con le lagrime, avevo fatto sforzi inauditi per trattenerle,
perché sapevo che il signor Rochester non avrebbe volu-
to che piangessi, ma ora credei bene di lasciarle sgorga-
re liberamente; se lo annoiavano, tanto meglio.
Così mi misi a pianger forte.
Subito mi pregò caldamente di calmarmi; gli risposi
che non potevo finché lo vedevo così in collera.
— Ma non sono punto in collera, Jane, — mi disse,
— soltanto vi amo troppo, e poco fa il vostro visino ave-
va una espressione così fredda e risoluta, che non ho po-
tuto sopportarla. Tacete ora e rasciugatevi gli occhi.
La voce addolcita mi diceva che egli si era calmato e
io divenni più tranquilla.
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