Page 440 - Jane Eyre
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Egli passò, tenendomi sempre per la mano e facendo
cenno ai signori di seguirlo.
Salimmo le scale, traversando i corridoi e giungemmo
finalmente al terzo piano.
Una piccola porta scura fu aperta dal signor Roche-
ster ed entrammo in una stanza, rivestita di tappezzerie,
nella quale riconobbi l'ampio letto e l'armadio scolpito,
già veduti una volta.
— Conoscete questa stanza, Mason, — disse la nostra
guida, — è qui che ella vi morse e vi aggredì.
Sollevò le portiere che celavano un'altra porta e l'aprì
pure.
Vedemmo una camera senza finestra. Davanti al ca-
minetto c'era un alto parafuoco, una lampada sospesa al
soffitto rischiarava la stanza.
Grace Poole curva sul fuoco pareva che facesse cuo-
cere qualcosa.
Una forma si agitava nell'angolo più scuro della ca-
mera, a prima vista non si capiva se fosse una creatura
umana o un animale. Pareva che camminasse carponi, e
faceva udire un ruggito da fiera, ma era vestita e una
massa di capelli neri e grigi formavano come una crinie-
ra intorno alla testa di lei.
— Buongiorno, signora Poole, — disse il signor Ro-
chester — Come state e come sta la vostra malata?
— Abbastanza bene, signore, vi ringrazio, — disse
Grace, alzando con cura il bricco che bolliva, — è agita-
ta ma non furiosa.
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