Page 423 - Jane Eyre
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ma le pietre rotolarono sotto i miei piedi, i rami di ellera
           a cui m'ero aggrappata si spezzarono; il fanciullo atterri-
           to mi prese pel collo e poco mancò che non mi strango-
           lasse. Finalmente arrivai sull'alto del muro; vi scorsi
           come una macchia sopra una linea bianca; ad ogni istan-
           te sembravate sempre più piccolo; il vento soffiava sì
           forte che non potevo tenermi; mi sedetti sul muro e que-
           tai il fanciullo sul mio seno. Vi vidi girare un angolo
           della strada, mi abbassai per vedervi ancora, il muro fra-

           nò un poco, fui spaventata, il fanciullo scivolò sui miei
           ginocchi, io perdetti l'equilibrio, caddi e mi svegliai.
              — È qui tutto, Jane?
              — C'è tutto il preambolo, signore, la storia vien dopo.
           Quando mi svegliai un raggio mi passava dinanzi agli
           occhi. "Ecco il giorno che comincia" pensai, ma m'ero
           sbagliata: era la luce d'una candela. Supposi che Sofia
           fosse entrata, c'era un lume sul tavolino di toeletta, e la
           porta del piccolo gabinetto, ove, prima di coricarmi,
           avevo sospeso la mia veste di maritata e il velo, era
           aperta. Sentii del rumore, domandai subito: "Sofia, che
           fate là?" Nessuno rispose, ma qualcuno uscì dal gabinet-
           to, prese la candela e esaminò le vesti sospese al porta-
           mantello. "Sofia, Sofia" gridai di nuovo e tutto restò nel
           silenzio. M'ero alzata sul letto sporgendomi in avanti;
           fui sulle prime stupita, poi smarrita di sensi. Mi si ag-
           ghiacciò il sangue nelle vene signor Rochester, non era
           né Sofia, né Leah, né la signora Fairfax. Non era nem-
           meno, ne sono certa, quella strana donna che avete qui,
           Grace Poole.


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