Page 419 - Jane Eyre
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"Pensavo all'esistenza che stava per incominciare per
me, pensavo alla vostra pure, più vasta e più agitata del-
la mia, simile al mare profondo, nel quale si gettano i
ruscelli, e che è più vasto di un canale chiuso fra le ter-
re.
"Chiedevo a me stessa perché i filosofi chiamino il
mondo un triste deserto; a me pareva pieno di fiori.
"Quando il sole tramontò, l'ora si fece fredda e il cielo
si coprì di nubi, ed io rientrai in casa. Sofia mi chiamò a
vedere il vestito da sposa, che mi avevano riportato, e
sotto a quello, in fondo alla scatola, trovai il vostro rega-
lo, il velo che nella vostra principesca stravaganza ave-
vate fatto venire da Londra, per farmi accettare, credo,
qualcosa di prezioso, invece dei gioielli, che avevo ricu-
sati.
"Sorrisi spiegandolo e domandavo a me stessa come
avrei fatto a canzonarvi per il vostro gusto aristocratico
e per gli sforzi che facevate di nascondere la vostra fi-
danzata plebea sotto gli attributi di una donna nobile.
"Pensavo come avrei fatto per mostrarvi il velo di tul-
le ricamato, che avevo preparato io stessa per coprire la
mia testa modesta.
"Vi avrei domandato se non era adattato per una don-
na che non portava al marito né bellezza, né ricchezza,
né relazioni.
"Mi pareva di veder già lo sguardo che mi avreste
lanciato, di udire la vostra impetuosa risposta repubbli-
cana; vi sentivo già affermare sdegnosamente che non
desideravate aumentare le vostre ricchezze, né ottenere
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